Dopo la decisione di Sebastian de la Fuente di accettare la proposta della Fiorentina, il Como Women del direttore Miro Keci (che mastica calcio come meglio non si potrebbe) ha scelto di affidare la squadra lariana a Marco Bruzzano (nella foto), che del mister argentino era il vice.
Un allenatore giovanissimo che ha solo 30 anni: il capitano del Como, Giulia Rizzon, ha la sua stessa età e – tanto per citarne una – il portiere Maria Korenciova ha quattro anni in più.
Domenica alle 18, il Como affronterà l’Inter, e la storia di Bruzzano – nato nel 1993 a Paderno Dugnano (MI) e tecnico più giovane tra i club professionisti in Italia – ha fatto tappa proprio su una panchina nerazzurra, ma prima ancora su un campo di calcio.
Da difensore – in Eccellenza e Promozione – studia Scienze Motorie, facoltà che implica una buona condizione fisica per svolgere lezioni pratiche. Gli infortuni, però, lo accompagnano a tal punto da dover chiudere a 22 anni il suo primo tempo, quello da calciatore. Alla stessa età inizia il secondo, da allenatore. Prima nell’Usva San Francesco e poi nella scuola calcio dell’Inter. Dai bambini alle ragazze Under 14, per diventare poi vice di de le La Fuente nella Primavera.
“La mia vita e la mia giovane carriera sono state un percorso di crescita, partito dal basso – racconta -. Ed è forse questa visione così ampia ad avermi portato fin qui”. Fino a una decisione complicata, ma che sta pagando. Nel 2021, Bruzzano lascia l’Inter e segue de la Fuente e il direttore Miro Keci al Como. “Non vivo la partita contro l’Inter come un cerchio che si chiude – dice –. Ma ripenso a tutte le scelte che ho fatto, alcune anche molto difficili: sarà bellissimo vivere questi 90 minuti”.
Da un mese, Bruzzano è allenatore UEFA A, ma ha nel curriculum anche diversi corsi da match analyst. Nella vita ha lavorato nelle scuole ed è stato anche personal trainer in una palestra. “Ho sempre cercato di affiancare al campo un percorso di studio e il lavoro: portavo avanti il mio sogno, ma anche un piano B che può sempre tornare utile. Ora mi dedico esclusivamente a questa attività, ma più faccio e più mi accorgo che l’allenatore è quello che voglio fare, se fosse andata male avrei voluto dire ‘ci ho provato, ce l’ho messa tutta’. Essere riuscito ad arrivare in Serie A a 30 anni spero possa essere un esempio per le società, perché il Como ha fatto una scelta coraggiosa e non scontata, ma anche per tutti i ragazzi e le ragazze che hanno passione per il calcio. Se ci metti tutto te stesso senza smettere di crederci, ce la puoi fare”.
Il calcio che esprime il Como, quest’anno, ha prodotto risultati in queste prime settimane di campionato. Le prossime tre partite – contro Inter, Juventus e Fiorentina (quest’ultima proprio contro il suo mentore de la Fuente…) potranno dire molto sul campionato che la squadra potrà fare: “Abbiamo cambiato 14 giocatrici rispetto allo scorso anno. L’obiettivo resta quello della salvezza, ma cercando di avere delle idee di calcio tali da poter mettere in difficoltà tutte le grandi squadre”. Come per esempio il Milan, fermato sullo 0-0.
Bruzzano sta intensificando lo studio dell’inglese “perché la comunicazione è fondamentale con tutte le giocatrici, e ci sono anche le straniere”, sta ricevendo tanti attestati di stima di colleghi e avversari. “Riconoscono il nostro lavoro e un’idea di gioco – dice -. Noi abbiamo le chiavi per lo sviluppo per far conoscere il calcio femminile a tutti: dobbiamo andare in campo e cercare di dare spettacolo. Non pensavo di arrivare ad allenare una squadra femminile, ma vedendo le prime partite ho capito che c’erano passione e qualità tecniche. Non mi sono mai approcciato con scetticismo, anche se il più grande cambiamento l’ho vissuto quest’anno: ora sei l’allenatore, sei il primo responsabile, da ‘Marco’, sono diventato ‘mister’. Sono un ragazzo solare a cui piace avere un rapporto umano, ma ora serve un minimo di distacco, perché sono io a dover fare le scelte”.
Le stesse fatte dal Como di Miro Keci che, a 30 anni, gli ha dato in mano la squadra.
➡️ Fonte testo: Figc Femminile