Reduce dal concerto di chiusura al ‘Mandela Forum’ di Firenze del lungo tour di Antonello Venditti e Francesco De Gregori, due artisti che hanno influenzato con la loro musica il presente e il futuro di una miriade di persone, ho avuto modo di riascoltare dal vivo “La leva calcistica della classe 1968” (cantata da entrambi). Non avveniva da tempo immemorabile. Mi ha suscitato sensazioni impreviste che avevo già provato e di cui avevo già scritto in passato, ma che sento di poter condividere con i lettori di Calciopress nell’imminenza del Natale. Una Festa che dovrebbe rappresentare per molti, se non per tutti, un momento di profonda riflessione su ciò che è stato e su ciò che invece avrebbe potuto o potrebbe essere.
Qualcuno ha scritto che Francesco De Gregori, se non fosse diventato un musicista (o un poeta musicista), sarebbe stato un grande uomo di cinema. Le storie che ha saputo raccontare sono sceneggiature e scrigni letterari. Avviene da quando, nel 1975, irruppe dentro le nostre vite con quel gioiello artistico che resta l’album “Rimmel”.
“La leva calcistica della classe 1968″, paradigma dell’essenza e della magia del calcio, è uno dei tanti gioielli che l’artista romano ha disseminato lungo il suo percorso creativo. L’etica incarnata dall’adolescente Nino sembra assomigliare, oggi come oggi e con un futuro precario, a una specie di chimera.
Che fine avrà fatto oggi Nino? Aveva dodici anni, nel 1968. Si spolmonava su un campo polveroso della periferia di Roma per realizzare i suoi sogni, la materia prima dell’adolescenza. Perchè deve essere chiaro che Nino ‘nonostante le spalle strette, puntava a conquistare la maglia numero sette‘.
Dopo aver condiviso le emozioni di un provino rimasto scolpito nel cuore di un’intera generazione, ignoriamo tutto del suo futuro, calcistico e non: ‘se abbia appeso le scarpette a qualche tipo di muro, se passi il tempo a ridere dentro un bar, se si sia innamorato per dieci anni di una donna che non ha amato mai‘. Non lo sappiamo e non lo vogliamo sapere. Nino è l’icona, immortalata nel tempo, del ‘calcio sognato dei sognatori’.
Di una cosa, però, siamo certi. Ha continuato, ogni volta che è stato necessario, a ‘mettere il cuore dentro le scarpe e correre più veloce del vento‘. Non si è mai lasciato sopraffare dalle onde del destino senza almeno provare a contrastarle.
“La leva calcistica della classe 1968” è un capolavoro, e non solo per gli innamorati del pallone. Pochi hanno saputo raccontare, con altrettanta semplicità e armonia, i valori etici che dovrebbero essere (sono) il pilastro di questo sport. La sua (inarrestabile) deriva è legata, purtroppo, anche alla mediocrità di chi oggi lo dirige contaminando addetti ai lavori e tifosi.
Riascoltare le parole e la musica di Francesco De Gregori aiuta a trovare il coraggio di partecipare a una leva di aspiranti giocatori, mettersi davvero alla prova, confrontarsi con se stessi, trasmettere i valori etici che dovrebbero ispirare il calcio e la vita. Per renderli, e renderci, migliori.