“Perché la vita è un brivido che vola via.È tutto un equilibrio sopra la follia”
(Vasco Rossi – ‘Sally’)
Cristiana Girelli è una specie di monumento vivente del calcio femminile italiano. Su questo non ci piove.
Nata a Gavardo (BS) il 23 aprile 1990, inizia a giocare – era il 1997 – nelle Giovanili del Rigamonti Nuvolera, dove rimane fino al 2004. In quell’anno passa al vivaio del Bardolino Verona, trampolino di lancio verso una carriera semplicemente straordinaria.
Finora ha messo insieme 386 partite e 250 reti in Serie A Femminile (fra Bardolino, Brescia e Juventus). Il suo percorso in Nazionale è sensazionale. Ha giocato 11 partite (9 reti) con la Under 19 e 115 partite (53 reti) con la rappresentativa maggiore. Il suo debutto in maglia azzurra risale al 3/6/2011, allenatore Antonio Cabrini, nella partita Inghilterra-Italia (finita 4-2 per le britanniche).
Girelli ha fatto parte del gruppo delle 33 convocate da Andrea Soncin per il doppio confronto con Olanda e Finlandia, decisivo per l’ammissione diretta a EURO 2025 (conquistata poi come prima in classifica del girone). È stata in ritiro per 15 giorni. Con l’Olanda è stata confinata in tribuna. Con la Finlandia, pur se convocata, è rimasta in panchina per tutta la durata della gara.
L’abbiamo osservata disperarsi e gioire insieme con le compagne scese in campo, per tutta la durata della gara. Una ‘veterana‘ che sa vestire come meglio non sarebbe possibile i panni della ‘novellina’, tanto sconfinato resta il suo amore per questo gioco e per questa maglia. A dispetto del tempo che, inesorabilmente, scorre via.
Ma la storia non finisce qui. Mentre le sue compagne ballano e cantano al centro del campo, Cristiana Girelli (nella foto, molto sfocata ma non per questo meno significativa) è inquadrata di spalle con la maglia numero 10 mentre dalla panchina si assume l’incarico di portare personalmente lo striscione “QUALIFICATE”, poi srotolato per immortalare il gruppo. Solo allora anche Cristiana prende parete attivamente alla festa.
Un gesto di grande umiltà, rivelatore di una passione senza limiti, che la dice lunga sui valori che è capace di trasmettere il calcio femminile. Un atto minimalista che più minimalista non si può ma che certifica la grandezza, come persona, di una giocatrice capace di scrivere la storia del movimento rosa.
CHAPEAU, Cristiana!