La Serie A Femminile, i sogni sognati dei sognatori e la storia della Florentia San Gimignano: un ricordo a futura memoria

Il tempo della memoria e dei ricordi non tramonta mai. In questi giorni caldissimi le società di serie A femminile, guidata da Federica Cappelletti, preparano nei rispettivi ritiri il campionato che prenderà il via nell’ultimo weekend di agosto.

La nostalgia fa riaffiorare storie che sono parte del passato, ma che si riflettono anche sul presente. Accade anche a me, ovviamente.

Sono stato, per due stagioni, il coordinatore dell’area sanitaria di un club che si è reso protagonista di una delle più belle storie del movimento femminile italiano.

La Florentia ha provato a costruire un progetto “visionario”, arrivando a sfiorare il capolavoro. Tutto si è, fatalmente, interrotto con la transizione verso il professionismo della massima serie nazionale.

La squadra neroverde del giovane presidente Tommaso Becagli, del direttore generale Marco Zwingauer e del direttore sportivo Domenico Strati fu ‘costretta’ a cedere il titolo sportivo alla Sampdoria Women.

Ho collaborato con un team di professionisti, prima di ogni altra cosa, innamorati (follemente) del calcio e interpreti della trasversalità sociale che lo sottende. Un gruppo meravigliosamente coeso, ancora oggi unito a livello ideale pur se ciascuno ha preso la propria strada.

La fantastica impresa compiuta dalla Florentia resterà, sempre e per sempre, scolpita nei cuori di quanti vi hanno preso parte, compresi allenatori (Stefano Carobbi e Giulia Domenichetti) e giocatrici. Così crediamo.

Il Santa Lucia di San Gimignano, roccaforte del club, è stato nel corso di quelle due stagioni la ‘casa’ di ognuno di noi. Il gioco di squadra, in campo e fuori, la cifra che ha consentito di far lievitare un miracolo calcistico che avrebbe potuto rappresentare un modello al quale uniformarsi, per emularlo e ricalcarlo. In particolare per quanto riguarda la connessione con il territorio e con i tifosi.

I sogni sognati dei sognatori sono difficili (impossibili?) da realizzarsi. Non aver provato a coltivarli significa, però, non aver vissuto in modo compiuto il proprio percorso umano. Ne è valsa la pena.

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