Calcio femminile, storia di donne e di tifosi

Per il calcio è un periodo difficile e tormentato. Ancora di più lo è per il movimento femminile. Il Covid-19 ha messo il freno a un movimento in grande crescita, imponendo ai club un interminabile lockdown.

Le esigenze della Nazionale di Milena Bertolini hanno comportato un inizio di campionato molto anticipato, in piena calura ferragostana. In questo contesto si deve oltretutto rispettare un protocollo sanitario tanto complesso e costoso quanto necessario. Si continua infine a giocare a porte chiuse, in un’atmosfera vagamente kafkiana.

Dopo l’entusiasmo e le speranze suscitati dalle imprese delle Azzurre in Francia nessuno, sia all’interno che all’esterno del sistema calcio femminile, avrebbe immaginato di ritrovarsi al punto in cui siamo. Si tratta di ricominciare ogni volta da capo.

La storia del calcio femminile, vissuta alla periferia del mondo pallonaro italiano, potrebbe sembrare meno coinvolgente rispetto a quella dell’omologo maschile che vanta un passato ricco di gloria e di trofei.

Ma non è così. Si tratta di una storia del tutto particolare. Trova il suo fondamento nella passione e nel sacrificio di manipoli di donne che, con determinazione, hanno fatto l’impossibile per superare le differenze di genere e per essere libere di tirare calci a un pallone dentro un campo di calcio >>> leggi “Calcio femminile, ovvero la materia della quale sono fatti i sogni”.

È una storia che, per sopravvivere a periodi complessi come quelli che stiamo vivendo e che vivremo ancora, ha bisogno assoluto del sostegno dei tifosi. Sono il lato più etico del calcio. Grazie a una partecipazione attiva all’interno degli stadi, possono trasformare in realtà anche il sogno sognato delle sognatrici che hanno dato vita al movimento.

La passione per il calcio femminile non è un fiore sbocciato all’improvviso. È il frutto di una lenta e crescente magia costruita a partire dal basso. Un fenomeno impossibile da spiegare a chi non ha mai provato questo genere di sensazioni.

Per questa e per altre ragioni gli stadi della Serie A femminile, prima categoria a essere scesa ufficialmente in campo in epoca Covid-19, andrebbero riaperti ai tifosi che di questo movimento sono la linfa vitale.  Ovviamente in piena sicurezza per tutti, ma prima possibile.

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