La transizione della Serie A Femminile dallo status dilettantistico a quello professionistico, rende di fatto ineludibile il potenziamento dei settori giovanili.
La cura dei vivai sarà cruciale per assicurare al sistema un futuro sostenibile. La crisi economica in atto modificherà totalmente l’approccio anche al mondo pallonaro maschile. Farà saltare schemi ormai triti e decotti. Solleverà muri, invalicabili, contro i quali il calcio potrebbe andarsi a schiantare in modo definitivo.
Diventerà salvifica una “visione sociale” del calcio, inteso come virtuosa integrazione del club con il territorio in tutte le sue espressioni. Essa non potrà che trovare ossigeno in un’attenta riconsiderazione del ruolo che sarà attribuito alla “meglio gioventù” del contesto di riferimento, che dovrà essere integrata nel tessuto dei club.
Solo iniziative di aggregazione dirette a centrare questo obiettivo potranno dare nuova linfa al movimento. Si tratta di pescare fra le nuove leve, di rinnovare il sistema, di assicurare un futuro sostenibile alle società, di costruire una nuova generazione di tifosi.
Sarà cruciale l’impostazione della Divisione Calcio Femminile e del suo presidente Ludovica Mantovani, coordinata dal presidente della Figc Gabriele Gravina.
Ce la faranno a costruire un’idea di professionismo che sia di sostanza e non di mera cosmesi? Riusciranno a dare sostenibilità all’intero sistema, evitando rischi di precarizzazione?
Queste sono le domande. Dalle specifiche risposte scaturirà il futuro del calcio professionistico femminile. Di sicuro la sua ascesa ha un bisogno vitale di essere pilotata da dirigenti “visionari”.