👉🏽 La Divisione Calcio Femminile presieduta da Ludovica Mantovani, con il passaggio al professionismo, ha deciso che la serie A si trasformerà in una Superlega. Ovvero in un club esclusivo, al quale saranno ammessi solo dieci soci. In attesa che le società maschili si decidano a scendere in campo, in un modo o nell’altro. A quel punto il numero sarà implementato.
✔️ Una riforma (affrettata?) da contestualizzare nella crisi sistemica del calcio italiano. Un bene o un male per il movimento calcistico in rosa? Sul punto si è già espressa con la sua abituale chiarezza Carolina Morace ➡️QUI, una che in materia ne mastica più di qualcosa. Ma vale la pena tornarci sopra. A futura memoria.
✔️ Niente di nuovo sotto il cielo della massima categoria femminile. Un progetto che calza a pennello con le dinamiche del “sistema”, pronto a inglobare anche il movimento in rosa. E cancellare, in tempi rapidi, l’anima dilettantistica che ne ha fatto la storia. Il tutto in un silenzio mediatico assordante e (anche) allarmante. Ma dai, cosa state a rompere? Il calcio moderno è questo, bellezza!
✔️ Le criticità restano però numerose. Non è questa la sede per enumerarle una per una. Mettere il calcio femminile al servizio del corrispettivo maschile significa soprattutto, in termini etici, rafforzare l’idea opaca che si possa arrivare ai massimi livelli senza fare gavetta. In soldoni, senza coltivare l’umiltà che è il lievito per far crescere ogni idea, per renderla sostenibile nel tempo.
✔️ E poi, ci sarà ancora spazio per i sogni dei quali da sempre si nutre il calcio a prescindere dal genere? Che sono l’impasto della storia del mondo pallonaro? Che lo hanno reso l’icona globale che è oggi? Non va dimenticato, mai, che la magia del calcio è ancorata alla passione dei tifosi. E i tifosi hanno bisogno di sogni. In carenza, lo svuotamento etico del sistema sarà ineludibile. Gli stadi del calcio femminile, salvo poche eccezioni, rischiano di trasformarsi in cattedrali nel deserto.
