“Il calcio si eleva di tre spanne agli occhi di coloro che,
sapendolo vedere, lo prediligono su tutti i giochi della terra”
(Gianni Brera)
Bernd Trautmann fu il (mitico) estremo difensore del Manchester City dal 1949 al 1964. La sua incredibile storia è raccontata nel film “The Keeper – La leggenda di un portiere”, ora in programmazione su una delle tante piattaforme streaming dove mi è capitato di vederlo.
Quando disputò la sua partita d’addio, organizzata contro una selezione della Nazionale inglese, aveva giocato con la maglia del City 545 partite. Alla fine dell’incontro, i tifosi smontarono i pali della porta. Nessun altro portiere avrebbe mai più dovuto occuparla. L’unico modo di riuscire nell’impresa fu quello di farla sparire per sempre.
Trautmann, di nazionalità tedesca, era stato catturato sul fronte occidentale durante la Seconda Guerra Mondiale e rinchiuso in un campo di prigionia ad Ashton, nei pressi di Manchester. Quando il City lo inserì nella sua rosa, nel 1949, scesero in piazza in ventimila per protestare contro il suo ingaggio. In lui riuscivano a vedere solo un nemico di guerra e un epigono nazista. Poi divenne il loro idolo.
Fu soprannominato “l’uomo di ferro”. Un appellativo nato dalla prova di coraggio della quale si rese protagonista durante la Finale della Coppa d’Inghilterra del 1956 (giocata e vinta con il Birmingham). Restò a difendere la sua porta, negli ultimi 17’, nonostante la frattura di una vertebra cervicale riportata in uno scontro. Svenne al momento della premiazione.
La storia di Bernd (Bert, per i tifosi del City) Trautmann era destinata a diventata una leggenda. Il film uscì in sala nel 2018, cinque anni dopo che “l’uomo di ferro” era passato a miglior vita.