La disfatta in Champions della Fiorentina con il Wolfsburg al Viola Park, esprime in modo plastico il ‘gap’ del calcio femminile italiano rispetto alla media di quello europeo

I cambiamenti in una squadra si attuano quando si vince, non quando si perde. Quando si perde è il momento di osservare e capire”
(Marcelo Bielsa)

Che la Fiorentina avrebbe potuto incontrare delle difficoltà nella partita di andata giocata con il Wolfsburg per i playoff di Champions League, era palese fin dai pronostici della vigilia.

Che però il risultato abbia alla fine assunto dimensioni quasi grottesche – una sconfitta interna per 7-0 fa sicuramente clamore a livello mediatico vista anche la cassa di risonanza della manifestazione continentale – è stato un qualcosa di davvero inaspettato. Soprattutto perché le viola sono attualmente in testa al campionato di Serie A femminile a punteggio pieno dopo due giornate e hanno fin qui offerto prestazioni di ottimo livello.

Ieri sera, però, il ‘gap’ tecnico-tattico fra le due squadre in campo ha messo quasi i brividi, a prescindere dalla pioggia battente che si è scaricata su Bagno a Ripioli. Il primo a rimanere interdetto, deve essere stato proprio mister Sebastian de la Fuente. Si aspettava forse una sconfitta, ma non certamente di queste proporzioni.

Dispiace commentare in questi termini una partita, In particolare a chi come me è un frequentatore abituale del Viola Park e segue costantemente le gigliate in tutte le partite interne (la testata “Calciopress” ha la sua sede a Firenze).

Ci auguriamo vivamente, per la Fiorentina e per i suoi tifosi, che ieri sia stata una giornata storta di quelle che una volta o l’altra capitano sempre nella vita e nel calcio. Resta il fatto che il ‘gap’ fra le due squadre in campo, a prescindere da un cedimento psicologico comprensibile ma solo fino a un certo punto giustificabile (stiamo parlando di professioniste, anche straniere, di livello medio-alto).

Molte sono le riflessioni che potrebbero farsi sulla disfatta delle ragazze di mister de la Fuente, ma pensiamo che sia più utile che ciò avvenga a bocce ferme. In modo che tutti gli addetti ai lavori abbiano il tempo di metabolizzare.

Purtroppo, a caldo, questo risultato esprime plasticamente il divario che ancora esiste a livello di club fra il valore medio del calcio femminile italiano e il valore medio del calcio femminile europeo con il quale dobbiamo confrontarci.

Un peccato, infine, che il disastro si sia consumato all’interno del Viola Park. Un centro sportivo che chi scrive ama particolarmente, a prescindere dalla circostanza che è verisimilmente l’impianto più bello che attualmente esista in Europa.

Ora, come è giusto, diamo tempo alla Fiorentina di rialzare la testa e mostrare le su capacità di resilienza. Come pure a chi siede nelle stanze dei bottoni del calcio femminile italiano di riflettere con attenzione su quanto accaduto ieri e di mettere in atto tutta una serie di provvedimenti che riescano a validare la ‘vera’ crescita della piramide rosa nel suo complesso.

A nostro parere, solo da questo tipo di atteggiamento si può ripartire per aiutare il calcio femminile italiano a ritagliarsi lo spazio che merita. Come accade in tutta Europa.

Foto tratta dal profilo Facebook ufficiale della AC Fiorentina.

 

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