Calcio femminile tra professionismo e una vaga idea di futuro? La Serie A e la Nazionale dovranno essere il traino di tutta la piramide rosa: ma a determinate condizioni

Per andare avanti nel calcio (e nella vita) occorre avere coraggio, guardare in faccia il futuro, non ripiegarsi di continuo sul passato. Servono onestà intellettuale e capacità di visione.

Esattamente quello che dovrebbe rappresentare l’avvento dell’era professionistica per il calcio femminile, qualora lo si voglia ritenere il traino per la piramide rosa nella sua interezza.

Il professionismo della Serie A è un meritato traguardo, che le ragazze si sono guadagnate sul campo. Il movimento femminile si dovrebbe sganciare (definitivamente?) da una ‘storia’ ormai decisamente superata dagli eventi ‘in fieri’. Per impedire che si trasformi in una ‘terra straniera ’ per la maggior parte delle praticanti.

Una ‘storia’ che continui a essere però guida e monito per rimanere con i piedi per terra e per non fare voli pindarici. Ma, soprattutto, per non reiterare gli errori grossolani di un calcio maschile divenuto ormai un prodotto sbiadito (avariato?) rispetto a quello che era riuscito a diventare in un passato nemmeno tanto lontano.

Ecco perché serve come il pane una RIFORMA DI SISTEMA INCLUSIVA E CONDIVISA >>> LEGGI,  dalla quale nessuna componente del movimento può né deve restare tagliata fuori.

✳️ Pena l’impantanarsi del calcio femminile in un vacuo presente, non proiettato verso alcuna ipotesi di futuro lontanamente compatibile e sostenibile.

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