Il ‘calcio delle ragazze’ è frutto di una storia fondata sulla passione, ma la ‘piramide rosa’ ha ancora bisogno di una crescita ‘vera’ e di un futuro solidamente sostenibile

L’incipit di “A Tale of Two Cities” di Charles Dickens offre un’immagine suggestiva della dicotomia all’interno della quale, da molti (troppi) anni, è costretto a muoversi il sistema calcio femminile

Era il migliore di tutti i tempi, era il peggiore di tutti i tempi, era il secolo della saggezza, era il secolo della stoltizia, era l’epoca della fede, era l’epoca dell’incredulità, era la stagione della Luce, era la stagione delle Tenebre, era la primavera della speranza, era l’inverno della disperazione, avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi, andavamo dritti dritti al Cielo, andavamo dritti dritti dalla parte opposta“.

Il movimento femminile ha alle spalle una lunga storia, costruita su ideali e valori che meritano di essere sostenuti.
✅ Si devono dare fondamenta sicure a una ‘piramide rosa’ che sembra ancora alla ricerca di una stabilità sostenibile.
Il vertice, incarnato dalla Nazionale di Andrea Soncin, conta e sopravvive solo se la base è in grado di sorreggerlo.

You may also like

La ‘piramide rosa’ cresce solo se le bambine si avvicinano al calcio passando per i vivai: ci sono almeno 10 buone ragioni per aiutarle a scegliere questo sport

‘Se puoi sognarlo, puoi farlo’ (Walt Disney) Bisogna